Natural City: film cyberpunk di Byung-Chun Min

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natural_city_cyberpunk_cover_filmTitolo: “Natural City

Autore: Byung-Chun Min

Anno (uscita ufficiale): 2003

Nel Cast: Ji-tae YuJae-un LeeRin SeoDoo-hong Jung.

Trama: “Due poliziotti, R e Noma, sono cacciatori di cyborg ribelli. I cyborg effettuano nella società una vasta gamma di compiti, dai cyborg militari alle “bambole”, cyborg donna progettati per la compagnia. I cyborg hanno una vita limitata a tre anni, ma sul mercato nero si sviluppa una tecnologia per trasferire l’intelligenza artificiale di un cyborg nella mente di un ospite umano. Questa invenzione rivoluzionaria porta R a trovare Cyon, una giovane prostituta orfana, che potrebbe servire da ospite per la mente della sua bambola Ria, di cui è profondamente innamorato e alla quale restano solo pochi giorni di vita. Alla fine R dovrà compiere una scelta tra lasciare la colonia con Ria per passare gli ultimi giorni di lei insieme su un pianeta paradisiaco, o salvare i propri amici quando un cyborg da combattimento ribelle si impadronisce dei quartieri generali della polizia.” (fonte: wikipedia)

Natural City è forse uno dei film cyberpunk più sottovalutati in assoluto. Probabilmente il tipico stile narrativo sud-coreano (più “lento” di quello occidentale a cui siamo abituati) lo ha penalizzato dal punto di vista del successo di pubbico, ma lo ha reso anche capace di descrivere in modo realistico il contrasto interiore di un poliziotto innamorato di un cyborg e quello di un cyborg consapevole di essere sul punto di “morire”.

naturalcity01Consapevolezza, ribellione e expiration-date dei cyborg non sono certo tematiche poi così originali – ricordano innumerevoli altri film cyberpunk, prima fra tutti Blade Runner (nella tagline si legge Finisce l’era di Blade Runner, inizia il mito di Natural City), e come non citare Matrix per i combattimenti – eppure il modo di svilupparle profuma di nuovo.

Da una parte l’amore di un uomo e di un cyborg, pronto a tutto per permettere alla sua ragazza (perchè tale è da considerarsi) di continuare a vivere, dall’altra la dura e violenta lotta tra cyborg ribelli e poliziotti/militari umani. Il tutto non senza la presenza dei bassifondi, del mercato nero, di medici senza scrupoli e ai limiti della pazzia, di pericolosi innesti cyborg-umani.

Un mix di azione spesso violenta e ripetitiva (sopratutto nel finale), riflessione su temi cyberpunk e non solo (uomo-macchina in primis, virtuale-reale, fasto-degrado ma anche amore-dovere, giustizia-spregiudicatezza) sempre caldi, descrizione affascinante ed emblematica di scenari e ambientazioni cyberpunk suggestive e allo stesso tempo realistiche e a tratti claustrofobiche.

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Un riassunto ben riuscito di quello che un film cyberpunk dovrebbe essere. Non troppo veloce, violento ma non splatter, non troppo lento e descrittivo (so che per molti non è così, ma cerchiamo di entrare nell’ottica narrativa orientale), non troppo sdolcinato ma nemmeno troppo privo di componenti fondamentali dell’essere umano (le emozioni). La decadenza c’è e si tocca quasi con mano, così come il futuro. Il senso di oppressione e di soffocamento, invece, fa respirare sul serio a fatica.

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