Il matrimonio del nostro corpo con la tecnologia non potrebbe funzionare se non fossimo già immersi in un paesaggio artificiale, un paesaggio in cui le cose e le loro rappresentazioni si confondono, un paesaggio che, grazie alla potenza e alla pervasività della tecnologia che lo costruisce, ha la forza di iscriversi direttamente nel nostro sistema nervoso.
[Daniele Antonioli, “La città cyberpunk”, 2001]

Roma – OcchioUrbano #48
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