Shenzhen e più in generale la sua grande area metropolitana (da sola grande quanto Roma e Milano messe insieme), è il paradigma di città costruita dal nulla, di una città senza memoria e senza storia, un esempio di quello che gli americani chiamano con certo disprezzo “communist sprawl” che, come la filosofia Zen insegna, fonda sul principio che dal caos poi si origina l’ordine.
Oggi Shenzhen la possiamo immaginare come il cuore pulsante della nuova economia globale, quella integrata che viaggia alla velocità dei Mbit nelle transazioni finanziarie da un capo all’altro del mondo. Da sola rappresenta il 30% del reddito cinese, con un Pil più o meno equivalente a quello di diversi Stati europei messi assieme.
(Pietro Salvato, “Shenzhen, il nuovo ombelico del mondo“, 2010, giornalettismo.com)

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Share: Facebook Twitter Pinterest Una recensione, condita di riferimenti inevitabili a diversi sociologi, del romanzo di