Bangkok è una terra di confine, o una terra di mezzo che sta a metà tra due mondi e ti costringe a passare continuamente da un mondo all’altro, un portale tra due universi che viaggiano paralleli in continuo contrasto tra di loro. (…) Il vecchio contro il nuovo.
Bangkok sta palesemente vivendo uno sviluppo velocissimo, proiettata verso il futuro. Grattacieli, centri commerciali e treni cittadini. Stazioni pulitissime, treni che si pagano con un gettone magnetico riutilizzabile e quindi ecosostenibile. Centri commerciali degni di una qualsiasi metropoli europea: enormi, ricchissimi di negozi, le migliori marche del mondo e gente in perfetta eleganza e stile.
E poi il vecchio. Le bancarelle su ogni marciapiede, il cibo che si può comperare ad ogni angolo di strada, cotto al volo sempre sulla stessa pentola dove cucinano pesce, carne e verdure. (…) Il quartiere turistico è lontano anni luce dal quartiere dei grattacieli. La Vecchia Bangkok che vive di turismo contro la Nuova Bangkok che vive di business. La terra di mezzo non esiste. Si passa da un quartiere all’altro senza via di mezzo. L’impressione è che il Nuovo corra così veloce che non abbia tempo di aspettare il Vecchio. E così la città. Il Vecchio pronto a crollare da un momento all’altro, contro il Nuovo pronto ad un nuovo grattacielo.
I contrasti non finiscono qua. (…) Fuori ci sono 30 e più gradi, umidità altissima. Dentro 18 o 20 gradi. L’aria fuori è irrespirabile, non per il caldo, ma per lo smog. Il traffico uccide questa città, la gente gira con le mascherine e la gola “gratta”.
Fonti:
(Giorgio Fochesato, “Bangkok: terra di confine“, 2012, giorgiofochesato.com)

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Share: Facebook Twitter Pinterest Una recensione, condita di riferimenti inevitabili a diversi sociologi, del romanzo di