Regista: Stephan Zlotescu
Anno (uscita ufficiale): 2012
Trama: “In un futuro non troppo lontano, l’auto migliorarsi tramite l’innesto di parti artificiali è diventato un vero e proprio modo di vivere. Per Kaye, ancora naturale, l’auto-potenziamento può permettergli di tenere il passo di questo frenetico mondo. Dopo essere entrato in possesso di un prototipo fuori mercato, comunque, Kaye si ritrova a lottare non solo per la sua stessa umanità, ma qualcosa di molto più grande…”
True Skin è uno short film cyberpunk che in pochissimi giorni dalla sua pubblicazione ha avuto un successo (online) tale da attirare immediatamente l’attenzione dellaWarner Bros la quale, a quanto si legge un po’ ovunque (1eng, 2ita, 3ita, ecc), ha già in mente di trasformarlo in un lungometraggio sotto la produzione di David Heyman (già produttore dei fortunati film su Harry Potter). Le idee e gli spunti presenti in True Skin sono, nei circa cinque minuti effettivi del corto, a dir poco straordinari e molto convincenti.
Realizzato dal team N1ON, questo short film cyberpunk ha il suo fulcro tematico negli innesti tecnologico-meccanici che in futuro prossimo potrebbe avere una così grande diffusione da cambiare radicalmente i concetti di “vita” e di “essere umano”. It’s all about the parts, and everyone wants them. Questa è la frase di apertura dello short, che si apre con una breve ma intensa riflessione sui cambiamenti che questa tendenza ha portato nella società, mostrando come la vita di chi è rimasto naturale, per scelta o per impossibilità economiche, sia tutt’altro che facile. E altrettanto difficile è restare al passo col progresso sfrenato.
Una riflessione sull’uomo e sulla vita del futuro (che sentiamo già possibile o meglio probabile) in rapporto alla smania di potenziarsi, perfezionarsi tramite la tecnologia ritrovandosi ad esserne schiavo. Qualitativamente molto ben riuscito, True Skin ha effetti speciali che non ci si aspetterebbe da un film indipendente low-budget, meritevoli di renderlo gradevole anche e sopratutto dal punto di vista grafico oltre che tematico. La città di Bangkok, poi, è resa magistralmente e non può che convincere e meravigliare/inquietare chi è abituato ad osservare con occhio attento (come la rubrica OcchioUrbano) i mutamenti delle città moderne.
Cinque minuti di “pennellate” in grado di far immaginare un’intera società futura che lo short film cyberpunk suggerisce con grande eloquenza. La capacità di descrivere in modo rapido ma efficace le nuove tecnologie (che aleggiano già nell’aria attuale) è lodevole; è facile immedesimarsi in uno degli ormai tecno-dipendenti individui di True Skin – desiderosi di potenziarsi inseguendo la perfezione – nonchè nel suo protagonista principale, ma è altrettanto facile sentirsi come angosciati, spaventati verso una possibilità del genere. Merito della pellicola è sicuramente quella di farci dialogare idealmente con i nostri peggiori incubi e le nostre più grandi aspettative in ambito tecnologico.
Se nel 2012 il cyberpunk (in questo caso cinematografico) dimostra di essere più che mai attuale (e con l’occhio sempre attento al futuro, presente di domani), True Skin è uno short film cyberpunk che merita tutte le attenzioni e il successo che ha avuto e continua ad avere e pone tematiche di fondamentale importanza. Nell’attesa speranzosa di veder realizzato al più presto il film vero e proprio di produzione hollywoodiana (anche se il budget non sarà stratosferico), godetevi la visione di True Skin (suggerimento: attivate i sottotili in inglese). Il cyberpunk ancora una volta dimostra di essere più che mai in vita.