Tuxedo è un libro che deve essere letto. Scorrevole, ricco di azione e di suggestive descrizioni di un plausibile mondo distopico, è un prezioso romanzo italiano che dà prestigio e freschezza alla letteratura cyberpunk.
Autore: Raffaele Tripodi
Anno di pubblicazione: 2015
Editore: ad est dell’equatore
Trama: “In un futuro per niente lontano, irrimediabilmente segnato dal cambiamento climatico, la MicroRice sintetizza un cocktail di microrganismi in grado di stravolgere la produzione mondiale di biocarburanti. La nuova scoperta mette in pericolo la posizione di un potente broker cinese. L’uomo assolda il giovane Henry per recuperare un rapporto contenente informazioni in grado di sterilizzare l’impatto della nuova scoperta. Il prestigioso incarico porta Henry dai putridi bassifondi in cui vive al mondo dorato della classe dominante. Il giovane intraprende un intenso viaggio psicofisico verso il successo, ma un imprevedibile evento sconvolge la sua missione. Tuxedo è una corsa rapida e spietata in una oscura distopia di un’umanità proiettata verso l’autodistruzione.” (fonte: adestdellequatore.com)
Tuxedo attira e affascina sin dalla copertina, la cui illustrazione mostra un braccio cibernetico su sfondo verde cyber che regge un bicchiere da cocktail. Proprio uno dei tuxedo tanto amati da Henry, probabilmente. Il romanzo, infatti, prende il nome dal cocktail preferito dal protagonista della storia chiamato, appunto, Henry. Giovane gigolò proveniente dai bassifondi di un agglomerato urbano occidentale – slum indefinito inserito in un universo geopolitico dominato dai signori del biogas e minacciato costantemente da un’imminente guerra atomica tra Stati Uniti e Cina – la sua storia è esattamente una “corsa rapida e spietata nella distopia oscura di un’umanità proiettata verso l’autodistruzione“, come recita la conclusione della nota di copertina.
Intorno a lui, lo skyline era disegnato da torri di container marittimi impilati gli uni sugli altri. La crisi del commercio globale li aveva trasformati in mini appartamenti a basso costo, mutando profondamente il panorama usuale dell’agglomerato urbano. L’insieme delle torri, degli slum, e di cadenti palazzine suburbane formava la corona: la superstruttura urbana, in cui al posto delle gemme erano incastonati i putridi sobborghi racchiusi nel perimetro della popolazione. La metropoli non era più un luogo dove crescere e vivere ma serviva solo a contenere le esistenze delle persone.
È per descrizioni come questa, frutto di grande immaginazione e crudo realismo, che un appassionato di cyberpunk amerà Tuxedo sin dalle prime righe. Se avete apprezzato fino ad amare e celebrare “Il cielo sopra il porto aveva il colore della televisione sintonizzata su un canale morto“ che ha reso così famoso William Gibson e il suo Neuromante, libro sacro dell’intera cultura cyberpunk, apprezzerete e amerete anche questo romanzo all’apparenza agile e semplice da leggere ma che in realtà è da scavare e approfondire con attente e continue riletture.
Tuxedo infatti inganna con il suo ritmo rapido celando, a una superficiale lettura, una lunga serie di elementi spesso di schiacciante attualità in grado di suggerire importanti e interminabili riflessioni su tecnologia, politica, società, guerra, salute, ambiente, scienza, giornalismo, amore, prostituzione, sviluppo urbano, droga, soldi, potere, protesta, repressione ecc. In due parole: sul presente e sul futuro, così come ogni prodotto culturale del moderno cyberpunk che si rispetti dovrebbe fare.
Se il file-rapporto che Henry deve sottrarre di nascosto alla dottoressa Nguyễn, che documenta dati utili all’ascesa di una corporation sull’altra, assomiglia a un familiare cliché utilizzato e riutilizzato in molti formati culturali, così come il doppiogiochismo di alcuni particolari individui, lo sviluppo della vicenda è invece originale e inatteso, spesso ironico e divertente, altre volte terribilmente crudo e drammatico. Ben scritti sono anche i momenti erotici e persino romantici del romanzo. Tuxedo, poi, è anche una storia di grande e vera amicizia, di ribellione e di paura. Paura del mostro dell’autodistruzione atomica, paura del devasto ambientale. Paura, ancora, del presente e del futuro.
Tuxedo, infine, è anche un romanzo che costituisce un successo e un traguardo dello stesso autore Raffaele Tripodi, affetto da parecchi anni da quella grave malattia degenerativa che è la Sclerosi laterale amiotrofica (Sla) e che lo ha costretto a vivere “chiuso nel suo bunker osservando l’uomo correre verso la catastrofe” (così è riportato nella biografia). Ho scelto di riportare questa nota biografica solo alla fine perché non voglio che questa recensione appaia come un regalo, un gesto di supporto a un malato o come un aiuto virtuale.
Ho voluto parlare delle grandi qualità di Tuxedo e del merito di Raffaele Tripodi per averlo scritto, a prescindere da tutto. La sua personale storia di vita, inevitabilmente legata a Tuxedo, è in ogni caso un elemento che nulla può togliere a questo romanzo ma solo aggiungere stima, rispetto, onore e riconoscimento per aver speso tempo e energie nel lavoro di produzione di un romanzo che dà prestigio e valore all’intero cyberpunk italiano.